Sotto l’ombra degli ultimi tre alberi del Toromiro, ella cominciò a ricordare gli antichi tempi: “Niente è sopravvissuto di quella gloria, salvo questa piccola isola, cima di una grande montagna sommersa. Niente altro nell’immensa vastità delle acque. Acqua, acqua da tutte le parti. Siamo nel regno delle Acque, sopravvivendo difficoltosamente. Giganti furono gli abitanti del continente scomparso. Dei, più che Dei. Giunsero dal Polo, dalla Stella del Mattino. Quando tutto fu sommerso dalla grande onda, sulle alte cime si salvarono anche alcuni pastori, schiavi della Lemuria, le razze mescolate dell’animale-uomo. Ed il Pesce, il Grande Pesce.
Nella Guerra tra Pandava e Korava, tra gli Hanau-Eepe, gli Orejona e gli Hanan-Momoko, si usarono forze terribili, che produssero la catastrofe. E la radiazione malefica si estese per il mondo. Le statuette di legno di Toromiro, trovate in quest’isola rappresentano quei mostruosi ibridi: l’uomo-pesce, l’uomo-insetto, l’uomo senza carne. Nelle rovine di Tiahuanaco, sulla Porta del Sole, ci sono figure con quattro dita nelle mani e tre nei piedi. Qualcuno ha ricordato il mondo scomparso, cercando di riprodurre le sue glorie ed anche i frutti della sua distruzione.
L’arte sublime che fin qui arriva da un centro sconosciuto, con un legno di sangue, ormai inesistente, di un tempo senza memoria, è opera di una razza di giganti, venuti dall’est e da Iperborea. Dopo, razze molto diverse tentano di riprodurre quell’arte.
C’è qui un Mohai con barba, un Dio Bianco. Corrisponde agli Ahu-Mohai. Questi sono poi imitati, come se si volesse fare tornare gli Dei Bianchi scomparsi, Quetzalcoatl, Huirakocha, Orejona, i creatori della Prima Tiahuanaco. I Mohai sarebbero, così, una sorta d’esorcismo praticato in ondate successive, nell’involuzione del divino e del semidivino, nel tentativo di forzare il ritorno degli Dei Bianchi, dei giganti e dell’Età dell’Oro, mediante la riproduzione, ormai inesatta, delle loro figure. Potrebbero essere anche segnali per i loro veicoli extraterrestri, i Vimana, gli Astra, i Manau-Tara, i loro Dischi di Luce, i Serpenti Piumati, nei quali sparirono poco prima del cataclisma. Le cavità senza occhi dei Mohai scrutano il firmamento, le loro bocche serrate vorrebbero gridare ad essi: “Ancora siamo qui! Ancora preserviamo il ricordo. Così voi foste! Tornate!”.
Quelle sculture basaltiche sono vive, vibrano magicamente. I Mohai senza edera sono quelli che ancora vivono. Sono volti che guardano le distanze, scrutando in tutte le direzioni. Alcuni mirano verso l’Antartide, altri verso il Polo Nord, verso l’Ultima Thule. Alcuni Mohai si ergevano su sporgenze di pareti verticali sopra il mare. Come raggiunsero quei siti? Uno è caduto nell’acqua ed è visibile durante le basse maree. Si muovevano? Camminavano? Si racconta che avanzavano di fronte a questo cratere, cercando la loro posizione definitiva. Durante le notti formavano il Cerchio Magico, Kula. La loro funzione era di proteggere la terra sopravvissuta da nuove inondazioni, come il Serpente Ten-Tén. Sotto l’Ahu, o piedistallo, si apriva un’entrata al mondo sotterraneo, alla Terra interiore. Per potere penetrare lì, sarebbe bastato un piccolo movimento rotatorio del Mohai, e quell’iceberg di pietra avrebbe lasciato scoperta la parte inferiore del suo corpo, insieme all’entrata al passaggio che sarebbe connesso con le grandi uscite polari, con la porta del Tempio di Tiahuanaco e con l’entrata segreta di Stonehenge.
In una sola notte tutto si fermò, come se fosse stato congelato l’istante. Molti Mohai restarono incompiuti, alcuni a bocca in alto nei loro càntari. Che cosa accadde? Quale avvenimento terribile? Sono robot, sono Golem i Mohai? Sono gli Dei pietrificati? Come si muovevano, cambiando di posizione? Una forza chiamata Mana (Vril) li faceva levitare. La stessa forza che potrebbe aver spinto l’Uccello d’Oro, Manu-Tara, a vincere la gravità e a sparire tra le costellazioni. Ci sono Mohai in posizione meditativa, con le mani incrociate sopra il ventre, dalle unghie molto lunghe, come certi buddha. S’ignora la provenienza dei loro primi costruttori. Il secondo periodo è copia dell’antico iniziatico e magico. In tutto ciò persiste un grande mistero che sarà rivelato all’uomo soltanto alcuni minuti prima della sua nuova distruzione… Perché un giorno il mare tornerà ad averlo.
Quelli che conobbero il linguaggio delle Tavolette Parlanti, Rongo-Rongo, di Rapanui, furono sterminati. Si chiamavano Maori ed erano sacerdoti bianchi, maghi bianchi, salvati dalla grande catastrofe e che rimasero in questa terra esteriore per conservare la tradizione. Erano della stessa razza dei Dropa del Tibet, dei giganti Aino del Giappone e della Cina, dei Maori delle Canarie, dei Chachapoya e dei Guayaki dell’America del Sud. I Kohau-Rongo-Rongo, potevano leggere le Tavolette. I loro ultimi sopravvissuti sarebbero stati sterminati nelle miniere d’oro del Perù, in cui furono trasportati come schiavi. La scrittura era ermetica, con più di un significato, come nell’Antico Egitto. Un significato ieratico, un altro demoniaco. Forse per questo gli Inga proibirono la scrittura nel loro Impero. Esistette, come in Egitto, una scrittura lineare sconosciuta, anteriore a quella ideografica. In tutto il mondo non si trovano più di venti Tavolette Parlanti. Né nella Polinesia, né tra gli Inga, si è trovata una scrittura simile, né un’altra all’infuori dell’ideografica e di corde e nodi del Perù. La ricostruzione della Civiltà di Tiahuanaco, in connessione con quest’isola di Matakiterani, è opera dei vichinghi, che hanno conoscenza della casta sacerdotale e guerriera degli Orejona, loro antenati iperborei. Alcuni dei segni incisi sulle rocce corrispondono alla loro scrittura runica ed al culto in ricordo di Wotan. In Cile, delicata frangia di terra sopravvissuta del vecchio mondo sommerso, fiorì l’ultima Civiltà dei Giganti, prima della loro immersione nella montagna. Esiste una misteriosa relazione tra quest’isola, che custodisce il Grande Segreto, e la Terra Sacra, che oggi chiamano Cile, che si estende come una Colonna Vertebrale Psichica del Pianeta, fino all’“Altro Polo”. Anche come una Spada Nuda. Esistette lì un’epoca fatidica, quando le valchirie divennero per involuzione amazzoni, nell’essere lasciate fuori dai giganti. Ed il Matriarcato dell’Amazzone Gaibomilla fece la guerra ai discendenti ormai decimati di Kon-Ticsi-Huirakocha. Il fuoco consumò tutto.
I Mohai, gli oggetti antichi d’autentico legno di Toromiro, sono carichi di vibrazioni del Vril. Le “Tavolette” che sparirono erano come la Pietra Caduta dal Cielo, contenevano la Legge della Razza Extraterrestre ed il segreto delle entrate alla Terra Cava, ai passaggi che sotto l’Oceano sono in connessione con tutte le superfici dei nuovi continenti sorti dopo la catastrofe. Cile e Giappone sono isolati dai terremoti. In tutto l’arco di fuoco del Pacifico eruttano i vulcani, in ricordo della conflagrazione orribile che distrusse il mondo, l’antica luna, l’antico sole. I Mohai aprono le loro cavità in eterna veglia, tentando di impedire la sua ripetizione. Come i dolmen ed i menhir sono lì per evitare il nuovo straripamento delle acque. L’espressione dei loro volti cambia con il passaggio della luce dell’anno e dei solstizi. Ma è unicamente nel Manutara, nell’Uomo-Uccello, che si trova l’uscita ed il superamento del cataclisma. Tu dovrai tentare di arrivare ad essere un Manutara, un Uomo-Uccello. Il Manu dell’Epoca dell’Acquario, che rimpiazzerà quella del Pesce, del Leviatano, la Balena Bianca, che un giorno fu l’Elefante.
Ora siamo nel Regno delle Acque. Dovrai apprendere a camminare sopra le acque, a farti più leggero, ad elevarti….”.
Allouine, seduta sotto i tre ultimi alberi del Toromiro, nel cratere del vulcano Rano-Kao, facendo il Mudra che distrugge il Timore, recitò l’orazione dello scomparso Continente di Lemuria:
“Nan rururu Tuku Karumugil,
Urueli orur Edu etu ru uyarel
Ir ar ire per Kadavul”.
“Il Dio Verde che possiede i tre sentieri
Dall’alto Sole sonoro
Sta arrivando all’anno d’Orur
Al Paese delle nubi della pioggia
Alla scala che s’approssima al sonoro tuono”.
“Nella Casa del Grande Pesce, sotto i tre Alberi sopravvissuti, sognavamo l’immortalità. Sopra la Chioma di questi alberi, dove essi congiungono i loro rami, medita Colui che possiede tre occhi, che l’Uomo-Insetto teme. L’Adorato Terzo Occhio, in cui la nostra Stella nasce”.
Grazie per le belle letture.