Sotto l’ombra degli ultimi tre alberi del Toromiro, ella cominciò a ricordare gli antichi tempi: “Niente è sopravvissuto di quella gloria, salvo questa piccola isola, cima di una grande montagna sommersa. Niente altro nell’immensa vastità delle acque. Acqua, acqua da tutte le parti. Siamo nel regno delle Acque, sopravvivendo difficoltosamente. Giganti furono gli abitanti del continente scomparso. Dei, più che Dei. Giunsero dal Polo, dalla Stella del Mattino. Quando tutto fu sommerso dalla grande onda, sulle alte cime si salvarono anche alcuni pastori, schiavi della Lemuria, le razze mescolate dell’animale-uomo. Ed il Pesce, il Grande Pesce.
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Il cordone dorato – Atlantide, Iperborea, Mu e Gondwana
Nel Crizia e nel Timeo Platone ci narra di tre sorelle che sorvegliavano il Giardino delle Esperidi: una nera, una bianca ed un’altra rossa. II Giardino si trovava in Atlantide. I colori dell’alchimia sono il nero, il bianco ed il rosso. Nel Timeo si trova questa frase misteriosa: “Uno, due, tre, pero dov’è il quattro”? Anche da Montségur, quattro cavalieri fuggono col tesoro, con il Graal, si conoscono solo i nomi di tre. E dove è il quarto? Nel procedimento alchemico c’è un colore giallo, che sta tra il bianco ed il rosso e che in realtà viene ad essere il bianco stesso, o il rosso, e lo stato dall’indeterminatezza. In questo modo, il terzo è il quarto. Dovrebbe essere, pertanto, cercato il quinto, la Pietra Filosofale, la Quintessenza, il Graal. Quale colore ha il quinto? Forse blu, colore che i Re atlantidei usavano nelle loro cerimonie sacre, in ricordo (Minne) di qualcosa o qualcuno perduto, qualcosa che è andata via, che non si possiede più, che ormai non è più li. Dove si trovava quel blu, quella razza blu, di quegli esseri blu? Nella Thule di Iperborea. Forse su Venere!
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I segreti dell’Atlantide – Comunità antidiluviane
Uno Stato di cui l’O.N.U. ignora l’esistenza
L’autore tedesco K. K. Doberer, nel suo libro I creatori d’oro, dice: “Le sagge popolazioni dell’Atlantide intravidero una possibilità di sfuggire al pericolo emigrando attraverso il Mediterraneo, in direzione est, nelle immense terre asiatiche e nel Tibet, dove fondarono delle colonie”. Ecco un’ipotesi curiosa e forse vicina alla verità. I grandi sacerdoti e i principi della “Buona Legge”, probabilmente fuggirono per via d’aria, lontano dal pericolo, verso una terra remota, con i frutti della loro civiltà e le loro cognizioni tecniche. Installatisi in una piccola comunità completamente isolata, avrebbero potuto sviluppare la loro scienza e portarla ad altezze quali i nostri accademici neppure s’immaginano. In appoggio a questa teoria, apparentemente fantastica, ci sono numerose testimonianze.
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