Nel Crizia e nel Timeo Platone ci narra di tre sorelle che sorvegliavano il Giardino delle Esperidi: una nera, una bianca ed un’altra rossa. II Giardino si trovava in Atlantide. I colori dell’alchimia sono il nero, il bianco ed il rosso. Nel Timeo si trova questa frase misteriosa: “Uno, due, tre, pero dov’è il quattro”? Anche da Montségur, quattro cavalieri fuggono col tesoro, con il Graal, si conoscono solo i nomi di tre. E dove è il quarto? Nel procedimento alchemico c’è un colore giallo, che sta tra il bianco ed il rosso e che in realtà viene ad essere il bianco stesso, o il rosso, e lo stato dall’indeterminatezza. In questo modo, il terzo è il quarto. Dovrebbe essere, pertanto, cercato il quinto, la Pietra Filosofale, la Quintessenza, il Graal. Quale colore ha il quinto? Forse blu, colore che i Re atlantidei usavano nelle loro cerimonie sacre, in ricordo (Minne) di qualcosa o qualcuno perduto, qualcosa che è andata via, che non si possiede più, che ormai non è più li. Dove si trovava quel blu, quella razza blu, di quegli esseri blu? Nella Thule di Iperborea. Forse su Venere!
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La testimonianza della distruzione del Mu, la Madreterra dell’Uomo, è davvero strana. Essa ci dà la probabile soluzione del mistero delle razze bianche nelle Isole del Sud Pacifico, e ci fa conoscere la grande civiltà che fiorì nel Pacifico centrale e che si estinse quasi nel giro di una notte. Fino a qualche decennio fa gli scienziati sarebbero stati molto scettici sulla ipotesi della remota esistenza nell’oceano Pacifico di un enorme continente quale fu il Mu. Ma recentemente sono venute alla luce testimonianze del passato e, sulla base di raffronti, si è avuta la prova che quella terra esistette. Le prove sono di vari tipi.
La scienza sta creando oggigiorno una nuova mitologia. L’universo astronomico è misurato in miliardi di anni luce. Il numero di galassie calcolato nel cielo raggiunge il miliardo. Nell’infinitamente piccolo l’atomo è divenuto un mondo incomprensibile, quasi totalmente vuoto e, ciò nonostante, carico di inconcepibili forze esplosive che possono essere scatenate. Nel regno dell’uomo, per noi inevitabilmente posto tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, la cronologia ha spinto indietro le date delle origini. L’uomo esisteva sulla terra cinquecentomila anni or sono e, forse, anche un milione di anni. La residenza dell’uomo, il pianeta Terra, è ai nostri occhi più misteriosa di quanto non fosse in passato. Noi non sappiamo quasi più nulla di come sia nell’interno. L’antico fuoco centrale, terrore della nostra infanzia, che somigliava stranamente all’inferno, è sparito e oggi si dice che probabilmente il centro della Terra non sia più caldo di un confortevole fuoco di legna.
L’autore tedesco K. K. Doberer, nel suo libro I creatori d’oro, dice: “Le sagge popolazioni dell’Atlantide intravidero una possibilità di sfuggire al pericolo emigrando attraverso il Mediterraneo, in direzione est, nelle immense terre asiatiche e nel Tibet, dove fondarono delle colonie”. Ecco un’ipotesi curiosa e forse vicina alla verità. I grandi sacerdoti e i principi della “Buona Legge”, probabilmente fuggirono per via d’aria, lontano dal pericolo, verso una terra remota, con i frutti della loro civiltà e le loro cognizioni tecniche. Installatisi in una piccola comunità completamente isolata, avrebbero potuto sviluppare la loro scienza e portarla ad altezze quali i nostri accademici neppure s’immaginano. In appoggio a questa teoria, apparentemente fantastica, ci sono numerose testimonianze.