La reincarnazione è solo per l’uomo-animale, per il shudra, il chandala, il robot creato dal Demiurgo, dal Signore delle Tenebre. In forma per così dire meccanica, automatica, si riproduce, si reincarna in distinti corpi, cambiando di sesso, da uomo a donna e persino in animali. L’illusione di una legge karmica serve al Demiurgo tirannico per mantenere assoggettati i suoi schiavi dell’Atlantide. Vale a dire, la reincarnazione degli “spiriti vitali” e della fantasmagoria di un io, creato (copiato) in forma anch’essa archetipica dal Demiurgo, vige solo per l’animale-uomo, per il chandala.
Per gli iperborei, penetrati in questo Universo, non conta la reincarnazione, bensì l’Eterno Ritorno, come legge ciclica e volontariamente accettata al momento di entrare qui, come norma che vige nella prigione dove si sono fermati. Ma, anche così, il numero dei ritorni dovrà essere limitato, servendo ad essi unicamente come opportunità per ingaggiare il loro Combattimento contro il Signore delle Tenebre e per immortalarsi, resuscitando come Divya assoluti, come Personalità-Totale, potendo trascinare con loro l’Universo demiurgico redento, trasfigurato. Ciascun Vira ariano che entra a combattere nella prigione dell’Eterno Ritorno è come una Nota che dispone di un tempo musicale determinato per suonare nella sua più pristina purezza.
Se il Vira ariano perde i suoi ritorni, perché si è addormentato, perché si è mescolato “con le figlie degli uomini”, commettendo il peccato razziale, o tradendo la sua razza divina, degenera nel shudra, entra nell’ambito della reincarnazione, nei rodaggi karmici e persino della trasmigrazione. Perciò si è detto che la scimmia è involuzione dell’uomo. Potrebbe arrivare ad esserlo.
Possiamo comprendere l’immensa avventura intrapresa dagli iperborei nel dividere le loro Monadi ed entrare come Lui e Lei a combattere nell’Universo meccanico del Signore delle Tenebre. Hanno posto in gioco la loro eternità, la loro immortalità allo stesso tempo la loro Resurrezione oltre a quella degli stessi Dei e persino della loro Monade, nel loro intento di redimere e trasfigurare una creazione che fu avvelenata.
Gli Iperborei, originari di un Altro Universo, sono maschili o femminili in modo definitivo. Lui mai potrà trasformarsi in Lei, né Lei in Lui. Questo accade unicamente con i prodotti dell’Universo demiurgico, nella reincarnazione. Quando il Vira, che è un eroe qui disceso e mescolato solo in parte, che preserva ancora la sua Minne, la sua Nostalgia e la sua Memoria del Sangue, crede di avere vivenze di reincarnazione, si deve al fatto che il suo Vril ha captato immagini nella Memoria Akashika, o luce astrale demiurgica, restando preso in senso emotivo e confondendole con scene di “vite passate”. O piuttosto sono i Vira che hanno perso le loro Ronde, si sono fatti umani, troppo umani e finiscono di cadere negli aspi della reincarnazione. Ancora potrebbero sfuggire, risalendo la corrente, andando all’indietro, redimendosi. Lo sforzo è sovrumano. L’uomo e la donna dovrebbero tramutarsi di nuovo in eroi, in Vira, per essere accettati nuovamente da Wotan come suoi guerrieri. Il Vira iperboreo che ha perso le sue Ronde, a differenza del shudra di nascita, dell’animale-uomo creato dal Demiurgo, non può reincarnarsi in un animale, a meno che la sua involuzione non sia diventata definitiva. Allora, può andare anche più in basso dell’animale, del vegetale e del minerale.
La Creazione-Copia del Demiurgo Jehova, il suo Universo Evolutivo, fu incapace di creare l’uomo cosciente. Arrivò fino alla scimmia e lì restò impantanata. Fino all’umanoide. Furono i Divya iperborei traditori, i “traditori bianchi”, che resero possibile a Jehova di dare un rudimento d’anima e di coscienza razionale alla sua scimmia evoluta, al suo schiavo dell’Atlantide. Dall’iperboreo, che è una scintilla divina, il Demiurgo e Signore delle Tenebre ha plagiato un “io” Archetipo, che ha anche introdotto nella forma umana, riprodotta dal Manu, dall’Aione. Prossimamente lo farà con i robot elettronici. Segno inconfondibile dell’ariano iperboreo è la vivenza dell’“io”. Sentirsi “io”.
Dall’aldilà dei confini di questo Universo sono penetrate le schiere iperboree, di guerrieri e guerriere. Nel “crocifiggersi” nei quattro regni della creazione demiurgica, hanno sconvolto tutto il piano demoniaco, così come il Demiurgo alterò prima la purezza divina, dal quinto cielo in giù. I Vira, mescolandosi con le figlie degli uomini, riscattano anche un elemento shudrico, rendendo possibile la trasmutazione di alcuni umani in Vira, in Superuomini, congiuntamente con la trasfigurazione della natura, con i suoi regni animale e vegetale. Può vedersi perché la Grande Guerra è di vita o morte. Vita Eterna, o morte definitiva, dissoluzione.E per il fatto che “la terra aspira a farsi invisibile dentro di noi”.
L’“io” del Vira ariano, iperboreo, viene ad essere come quella punta di un Cordone Dorato di Blake, che Qualcuno ci ha dato affinché “srotolandolo possiamo tornare ad entrare nella Città”. All’altro estremo, fuori da questo Universo, lo sostiene Quello che si fermò, ad aspettare come al bordo di una Fonte. Mai dovremmo perdere il Cordone Dorato. “Soltanto credono nel Divino coloro che sono divini”, diceva Hölderlin. Quelli che prima di sentirsi “io” furono Persona e che potrebbero arrivare ad essere, per mezzo del combattimento eroico dell’Iniziazione d’A-Mor, data nell’Ordine Guerriero di Wotan, Personalità-Totale, Individuo-Assoluto, apportando un Volto alla Persona, recuperando la loro Lei, dentro e fuori. Questa Iniziazione ariana, Upanayana, è ormai possibile ottenerla solo qui sulla terra, tanto in basso, tanto difficilmente; però mantenendo il contatto con il Cordone Dorato e con la Seconda Iperborea Polare. E così l’Uomo e la Donna Assoluti, LUILEI e LEILUI, uniti e separati per sempre, aldilà degli Dei, aldilà degli Archetipi, aldilà del Manu, avranno offerto un Volto alla Persona che aspetta, al Purusha, uscendo dal Cerchio dei Cerchi.
Questo è l’Hitlerismo Esoterico.