Dopo aver indicato il senso delle caste, occorre accennare a quella via, che in certo modo è al di sopra delle caste e che risponde all’impulso verso la realizzazione diretta della trascendenza, in termini analoghi a quelli dell’alta iniziazione, ma fuori dalle strutture specifiche e rigorose di quest’ultima. Mentre il paria è il sottocasta, il “caduto”, colui che è sfuggito alla “forma” per esser impotente di fronte ad essa, sì da tornare al mondo infero – l’asceta è il supercasta, è colui che si scioglie dalla forma perché rinuncia al centro illusorio dell’individualità umana e non attraverso la fedeltà alla propria natura e la partecipazione gerarchica, ma per mezzo di una azione diretta, volge verso il principio, da cui ogni “forma” procede.
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La telepatia è l’arte di comunicare idee, sentimenti e anche azioni a distanza, senza mezzi intermediari visibili o invisibili, e al di là dalla portata dei nostri sensi, occhi, orecchie, naso. Il nostro caro vecchio amico Fabre ha scritto molto sulla telepatia degli insetti. Gli scienziati moderni fingono di non avere amato Fabre, ma in fondo, hanno per lui, come noi tutti, un’ammirazione affettuosa e senza limiti. Gli Inglesi hanno messo la sua statua bene in vista nel bel mezzo di uno tra i loro più bei musei di storia naturale. Avrei voluto citarlo molto spesso in questo libro, e credo che l’essermene astenuto passerà per un merito e farà piacere agli scienziati moderni.
Abbiamo appena alluso ai “Cavalieri della Tavola Rotonda“; non sarà fuori luogo accennare qui al significato della “cerca del Graal“ che, nelle leggende di origine celtica, è presentata come loro funzione principale; si fa così allusione, in tutte le tradizioni, a qualcosa che, a partire da una certa epoca, sarebbe andato perduto o nascosto: il Soma degli Indù, per esempio, o lo Haoma dei Persiani, la “bevanda d’immortalità“ che ha appunto un rapporto molto diretto col Graal poiché questo, si dice, è il vaso sacro che contiene il sangue di Cristo, anch’esso “bevanda d’immortalità”. Altrove, il simbolismo è diverso: così, presso gli Ebrei, ciò che è andato perduto è la pronuncia del gran Nome divino; ma l’idea fondamentale è sempre la stessa e vedremo poi a che cosa corrisponde esattamente.
La vita di H.P.B., come essa preferiva chiamarsi, fu quanto mai avventurosa. Finora furono pubblicate varie sue biografie nelle quali però si riscontravano lacune e contraddizioni anche perché essa non volle, per ragioni a lei note, rivelare i suoi rapporti con i Maestri occulti con i quali si era incontrata in varie parti del mondo e le vicende nelle quali fu implicata nello svolgimento delle missioni che le furono affidate. Comunque negli Archivi della S. T. di Adyar esiste il suo passaporto il quale documenta, anche se parzialmente, le date ed i paesi da lei visitati, inoltre sono state raccolte varie reminiscenze di persone le quali ebbero l’opportunità d’incontrarla nei diversi periodi della sua esistenza. Da tutti questi elementi si può ricostruire la biografia della “Sfinge del XIX Secolo”, come fu definita a suo tempo, da un giornalista americano.
Una delle efflorescenze più probanti di tutto il folclore è lo sviluppo del catarismo nei Pirenei. Il catarismo della Francia meridionale ha, come tutte le religioni (e come tutti i fiumi) molte sorgenti, anche se una di queste è la principale. Un fiume raramente è tale senza l’apporto di numerosi affluenti. Luchaire protestava già ( in LAVISSE, Storia di Francia, tomo II, 2a parte, p. 198, 1911 ) contro l’idea che il catarismo del meridione della Francia venisse direttamente dall’Oriente. Oggi, conosciamo sufficientemente il folclore pireneico perché sia possibile dire che la più remota origine di questa religione è da ricercarsi nel paese dei giganti, che si estendeva dalle Corbières sino ai monti Cantabrici in tutto il paese delle grandi grotte di montagna nelle quali sono state ritrovate le più meravigliose delle prime opere d’arte delle nostre razze.