Vi è una leggenda che racconta che gli ariani, guidati da Thor, per salvarsi da un cataclisma, andarono a stabilirsi in Tibet. Sven Hedin, l’esploratore dell’Asia centrale e interna, si spinse fino al Tibet. Fu un amico di Adolf Hitler e un grande ammiratore della Germania nazista. Come vedremo, il regime nazista sapeva molto sul Tibet e manteneva relazioni con quella lontana nazione. Le SS sponsorizzarono diverse spedizioni in quel luogo cosa che è ora possibile provare dato le connessioni che sono state scoperte. Che ai germanici fu permesso di entrare nel paese cosa proibita a qualsiasi altro straniero, era dovuto al fatto che il Dalai Lama era un ammiratore entusiastico di Hitler.
Interessi Geopolitici e occulti
Già a partire dai primi anni 1920, quando il movimento nazionalsocialista combatteva ancora per salire al potere, il teorico e professore Karl Haushofer insegnava ai sui pupilli sull’importanza a livello geopolitico dell’Asia centrale e il Tibet. Tra i suoi pupilli vi era Rudolf Hess che fece conoscere Haushofer a Hitler nelle prigioni di Landsberg dove Hitler scontava una pena per avere tentato di portare avanti un colpo di stato a Monaco nel 1924. Haushofer servì il Kaiser in oriente e studiò il misticismo giapponese e indiano.
Haushofer credeva che la razza Indo-Germanica provenisse dall’Asia e che avere questa regione nella propria area di influenza a livello internazionale fosse di vitale importanza. A quei tempi c’erano due società occulte che operavano in Germania e che avevano un forte impatto sul Nazionalsocialismo, specialmente sulle SS che si occupavano di occultismo e che svolgevano ricerche sull’origine della razza ariana. Queste due società erano la Thule e la Vril. La società Vril era basata sulle idee esposte nel libro “The Coming Race” del rosacrociano – non da confondere con i Rosa Croce di oggi, nota mia – Sir Bulwer Lytton. Lytton affermava che vari gruppi umani posseggono immensi poteri psichici latenti ma che gli adepti tibetani ne fanno uso. Si pensa che Haushofer espose a Hitler il concetto e le idee geopolitiche della Vril. Ai tempi c’era una comunità di tibetani in Germania con il proprio Lama. Nonostante che diverse affermazioni assurde vengono fatte in libri scritti da pseudo accademici, un fatto molto intrigante e rivelatore è che numerosi tibetani con uniforme germanica furono trovati tra le rovine di Berlino dai sovietici. L’articolo recentemente pubblicato dal quotidiano statunitense The New Order basato sull’autobiografia del Dalai Lama è molto illuminante e conferma queste connessioni tra i tedeschi e i tibetani.
La mia battaglia (Mein Kampf ) in tibetano
Negli anni 1920 il Dalai Lama era Thutpen Gyatso. Era uno studioso che possedeva una notevole intelligenza e che cercò di stabilire un equilibro tra la tecnologia occidentale e la spiritualità orientale. Aveva sentito parlare di Hitler quando il movimento nazionalsocialista stava ancora lottando per salire al potere. Tra i molti libri europei, il Dalai Lama fece tradurre in tibetano il Mein Kampf. Riempì l’esemplare in suo possesso di annotazioni entusiastiche e sottolineò i pezzi migliori praticamente in ogni pagina. Di Hitler disse: “l’inji ( l’ onorevole straniero ) è assistito da Dio per qualche alto scopo in questa vita“. Credeva anche che c’era una connessione tra la svastica levogiro, simbolo nazionalsocialista e il buddismo bo dei suoi monaci guerrieri. Vanno anche fatte notare le somiglianze tra il nazionalsocialismo e le dottrine buddiste, soprattutto l’idea che il servizio alla propria gente è lo scopo più alto o dharma nella vita. Quando Hitler divenne Cancelliere nel 1933, vive felicitazioni arrivarono dal lontano Tibet.
Tibetani in uniformi tedesche
Durante gli anni 1940 dei volontari tibetani formarono delle brigate in supporto dei reggimenti cosacchi nell’intento di combattere il comunismo per la Germania nazista. I tibetani con la loro resistenza alle temperature sotto zero, il loro totale rifiuto di arrendersi, erano tra i più tenaci combattenti contro i sovietici. Erano eccezionali cavalieri e portarono avanti le ultime caricate da cavalleria della storia. E furono proprio questi cavalieri che vennero trovati dai sovietici a Berlino, cavalieri che combatterono fino all’ultimo. Alla fine della guerra i tibetani eressero dei santuari a questi combattenti nazionalsocialisti. Uno di loro era l’austriaco Heinrich Harrer che divenne amico intimo del nuovo Dalai Lama, Tenzin Gyatso. Tenzin afferma nella sua autobiografia che Harrer era una persona dalla personalità piacevole e umoristica. Parlava bene il tibetano e erano molto amato dai tibetani. Harrer scappò dalla prigionia britannica in India durante la guerra in compagnia di un altro prigioniero con cui visse come nomade per 5 anni fino a che raggiunsero Lhasa. Harrer incontrò Tenzin per la prima volta nel 1948. Per un anno e mezzo, fino a che Harrer lasciò Lhasa, i due si incontravano una volta alla settimana. “Da lui appresi qualcosa sul mondo al di fuori di Lhasa e specialmente riguardo l’Europa e la guerra appena finita.” Qualche tempo dopo i tibetani si trovavano di nuovo nel mezzo di un conflitto tra le forze materialistiche e quelle spirituali. Anche se le truppe formate da 80,000 soldati della Cina comunista alla fine ebbero la meglio sulle truppe tibetane formate da 8,500 soldati, il Dalai Lama fece notare che: “Devo dire che i cinesi hanno subito enormi perdite nella loro conquista del Tibet.”
Nazionalista Folkish
Anche se Tenzin viene fatto passare per un pacifista e internazionalista dai media controllati e li vengono assegnati premi come il premio nobel per la pace mentre la sua nazione e soggiogata e il suo popolo viene sterminato da dei maniaci genocidi cinesi, Tenzin rimane un opponente di quelle forze materialistiche che hanno come intenzione di guidare l’umanità in un grigiore universale. Egli è, come i nazionalsocialisti, per i quali i suoi connazionali una volta hanno combattuto, un sostenitore delle diversità dei popoli e delle nazioni. Parlando alla conferenza di Chicago nel 1993 riguardo alle religioni del mondo, disse che i confini che separano i diversi popoli in tutto il mondo sono una cosa buona e che definiscono le identità genetiche e culturali. Egli disse anche che queste differenze devono venire mantenute in modo che l’individuo mantenga il proprio senso di appartenenza e la propria identità. Tenzin si oppone totalmente al mondialismo affermando che gli internazionalisti non riescono a vedere che la cosiddetta “diversità culturale” che pretendono di ammirare svanirebbe in un sistema mondiale. No, la vera “diversità culturale” sono i valori delle conquiste sia a livello materiale che spirituale di un popolo unico e diverso da tutti gli altri sul pianeta. Quindi non può esistere senza delle frontiere che separano e identificano una cultura da un altra. Al giorno d’oggi, mentre i tibetani sono esiliati e vengono sterminati, la loro causa dovrebbe essere una causa degna per tutti nazionalisti, così come i tibetani stessi una volta diedero la vita nel servizio del dharma nazionalista, dalla loro patria fino alle lontane steppe russe e infine nelle rovine fumanti di Berlino.